La lettura come malattia cronica

la lettura come malattia cronica

Alcune pagine, dedicate a quelle strane creature che sono i lettori, mi fanno sentire spaesata: è come se, all’improvviso, mi ritrovassi davanti al mio riflesso. Chi ha messo qui uno specchio? Sono io quella di cui stanno parlando? Vi è mai capitato di provare questa sensazione? Qualche tempo fa, mi sono imbattuta in un volume che si apriva con un’introduzione, fulminante, geniale, che mi ha particolarmente colpita, perché rispecchia una certa idea che mi sono fatta della lettura. Ve ne riporto un estratto:

Ci sarebbero molte ragioni per non leggere e per diffidare della lettura: ci sono sempre cose più importanti e più urgenti da fare; la lettura fa male alla salute (quanti di noi portiamo gli occhiali forse dovremmo incolpare i troppi libri letti; pensiamo poi ai “sette anni di studio matto e disperatissimo” di Giacomo Leopardi, che – come egli stesso si esprime – gli rovinarono per sempre la “complessione”); Platone nel Fedro, in un celebre mito sull’invenzione della scrittura, sostiene che la scrittura, e quindi la lettura, distrugge la memoria, indebolisce le facoltà intellettive e, sul piano dei rapporti sociali, rende gli uomini presuntuosi; Peter Bischel evidenzia come il lettore sia una specie di tossicodipendente […]. I lettori sono quelli che non riescono ad assolvere certe funzioni corporali […] se non hanno niente da leggere; che se non hanno niente da leggere non riescono neppure a dormire né a digerire, o che altro ne so”) e come la lettura astragga dalla realtà (“leggere significa […] entrare in un altro mondo […].)

(La lettura come malattia cronica: la “tabe letteraria” di Guido Gozzano viaggiatore in India, di Roberto Carnero, introduzione a Verso la cuna del mondo, Bompiani, 2013).

Touché. Il professor Carnero ha colpito nel segno. Alzo gli occhi dalla pagina e sistemo, con un gesto ormai meccanico, gli occhiali da nerd che mi sono scivolati lungo il naso. La miopia è genetica, ma anni e anni di letture intensive non hanno di certo giovato alle mie diottrie. Ricordo di essere stata presa da un afflato di empatia per Dante, quando ho scoperto che anche lui ha avuto dei problemi oculistici: una maledizione comune a tutti gli amanti delle lettere, a quanto pare.

occhio lettura giphy

La lettura e la scrittura distruggono la memoria? Non scherziamo, semmai la rinvigoriscono. Se devo ricordarmi qualcosa, devo scriverlo: scribacchio la lista della spesa, stilo elenchi di cose da fare, mi appunto strofe di canzoni e titoli di libri che hanno catturato la mia attenzione. Carta e penna sono sempre a portata di mano. Però, a voler essere onesti, le parole che vengono pronunciate da qualche importuno, mentre sono immersa nella lettura, mi sfuggono spesso di mente. Forse i lettori possono essere anche un po’ smemorati…

Invece la questione dei rapporti sociali è più complicata: l’amore per i libri mi spinge a cercare altri booklovers, a stringere amicizia con loro, ma ha reso molto più complicate le mie relazioni con i non lettori. La small talk, la conversazione leggera, “da salotto” è una disciplina in cui non eccello. Cerco di adattarmi, tento di ascoltare con interesse frivole chiacchiere e discorsi prosaici, ma sento sempre il bisogno di un intervallo dedicato alla letteratura. Al di fuori di questo spazio virtuale, quasi nessuno mi chiede “cosa stai leggendo di bello?”. Chiedetemelo, per favore.

Veniamo alla tossicodipendenza. Ahimè, temo di essere afflitta da una dipendenza da inchiostro. Sono una sorta di Sherlock ottuso, che mitiga la sua solitudine con una dose di settanta pagine giornaliere. Posso concedermi qualche breve periodo di astinenza, ma non riesco a resistere a lungo senza un libro sul comodino. La routine potrebbe proseguirebbe anche senza la lettura, ma sarebbe decisamente più monotona. Per non parlare della scrittura, di questo bisogno di “far piovere parole sulla tastiera”, sperando di non ammorbare troppo il prossimo con le mie speculazioni.

sherlock

La lettura mi astrae dalla realtà, mi fa bruciare i dolci che ho appena infornato e, forse, mi rende ancora più maldestra del solito, ma non riesco a guarire da questa malattia cronica. Non mi sento come una Madame Bovary dei poveri: sogno ad occhi aperti, ma tengo sempre i piedi per terra. Una buona percentuale delle mie letture non è dedicata tanto all’evasione, quanto alla ricerca di risposte, di conoscenze che possano aiutarmi a comprendere meglio il mondo reale.

Come affrontate la vostra ossessione per i libri? Siete dei malati cronici o sapete tenere i sintomi sotto controllo?

P.S. Questo articolo non è stato ispirato solo dall’introduzione di Carnero, ma anche da questa chiacchierata senza capo né coda de La libraia virtuale. Questo articolo è una, tardiva, rielaborazione della mia risposta alla sua domanda: “cosa significa per voi essere dei booklover?”.

29 pensieri su “La lettura come malattia cronica

  1. Soffro anche io della stessa patologia, seppure con diversi sintomi. L’essere cresciuta in una famiglia molto numerosa ha fatto sì che la mia capacità di astrazione sia elevata ma che il silenzio mi distragga.
    L’amore per i libri e la conversazione non troppo brillante, invece, fanno parte di me: io vorrei essere brillante ma quasi ogni volta mi ritrovo con persone che hanno interessi diversi e per cui il concetto di small talk non coincide col mio!

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    1. Il silenzio mi distraeva quando ero più piccola: alle elementari e alle medie ero circondata da “casinari”, che mi hanno abituata a concentrarmi in ogni situazione. Invece, dopo anni silenziosi, mi sono abituata ad atmosfere più rarefatte e silenziose, così adesso il casino mi disturba XD. Beh, benvenuta nel club dei lettori cronici ;). Continuiamo a confrontarci sui nostri sintomi e sulle nostre letture ;).

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  2. Sicuramente leggere molto mi ha reso snob verso le persone che non lo fanno o i meno acculturati (spesso – ma non sempre, ad essere onesti – le due cose coincidono). La small talk mi ha causato seri problemi sociali, a causa della mia incapacità ad adattarmi a vari contesti di interazione umana che non prevedevano un certo “spessore” negli argomenti. In genere chi legge è anche chi ha degli interessi e, di conseguenza, qualcosa di cui parlare che non siano le prosaicità, come le chiami tu (ma a volte la qualità della conversazione è anche questione di carattere).
    Non faccio niente per cambiare, continuerò a leggere ogni volta che ne avrò la possibilità e la voglia. Per mia fortuna sono riuscito a trovare persone con cui posso essere me stesso e con cui mi trovo bene.
    P.S. Sulla questione della memoria, penso che Platone si riferisse al fatto che, prima di saper scrivere, l’uomo doveva memorizzare tutto. È in effetti in parte vero che la scrittura ha reso meno importante una buona memoria. Si pensi a quando i poemi di Omero e molti altri erano tramandati oralmente. Ma anche solo ricordarsi sempre la lista della spesa senza prendere appunti…

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    1. Sei fortunato ad avere trovato delle persone con cui puoi essere te stesso: credo che sia fondamentale per stare bene al mondo. Grazie mille per l’approfondimento su Platone. In effetti dovrei allenare un po’ la memoria, invece di affidarmi sempre alla “stampella” della scrittura… Buone letture!

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  3. È vero tutto ciò che hai scritto! La mia “malattia” si manifesta in due modi: l’ansia di rimanere senza nulla da leggere – e quindi quasi una smania di accumulare libri nuovi – e la sempre maggiore pigrizia nei rapporti sociali – uscire a fare due passi con gli amici o stare a letto a leggere un libro? – indovina un po’ a quale delle due opzioni tendo sempre di più 😂

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    1. Conosco l’ansia di rimanere senza nulla da leggere: ho sempre minimo due libri sul comodino) ;). Prova a cercare amici con cui parlare di libri, magari così ti viene voglia di uscire. Va beh da che pulpito, eh… Buone letture (croniche) :).

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  4. Grazie del rimando e, per dire, anche a me piace davvero molto leggerti.
    Lo specchio. E’ proprio vero, in un improbabile miscuglio tra il riconoscersi, il riconoscere ciò che si vorrebbe essere, il riconoscere ciò che si aborre di noi. Il fatto è che, rifacendomi a quanto ho scritto, temo di essere io un “cassetto dei miracoli”, un recipiente di pezzi sparsi, rotti amati dimenticati che, a modo loro, costruiscono quello strano tutto che siamo noi; quegli sconosciuti a se stessi che altri vedono invece con sufficiente chiarezza.
    I nostri libri, almeno credo, ci conoscono benissimo, e ci aiutano, ci offrono un qualche filo di da seguire per ritrovarci.
    Grazie, e a presto

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  5. In questa dipendenza mi sento malatissima !! Rimanere senza libri da leggere è un incubo a cui mi sottraggo con scorte rassicuranti. Il fatto di astrarsi è verissimo; spesso mio marito e i miei figli mi prendono in giro su questo, perché capita spesso che, mentre loro parlano o mi parlano, io sono da un’altra parte…
    Nei rapporti con gli altri, la lettura e la scrittura sono ciò con cui tutti mi identificano. Quando siamo in compagnia, tutti mi chiedono cosa sto leggendo, cosa posso consigliare, che libri posso prestare… insomma, nessuno mi chiede pareri culinari, ad esempio, perché è risaputo che, come capita anche a te, mi si bruci qualcosa in pentola o nel forno mentre sono presa da un capitolo…
    Se leggere aiuti la memoria, non posso dirlo con certezza; nel mio caso, essendo piuttosto smemorata, oltre che distratta, forse l’effetto potrebbe essere non del tutto positivo…. ma ero così anche da bambina e da ragazza, mia madre mi prendeva in giro per questo, quindi forse non è colpa dei libri.
    Per concludere, per me una vita senza libri sarebbe il peggior castigo !!

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  6. Grazie per questo bellissimo articolo. Mi ritrovo molto in ciò che hai scritto, specie nella parte in cui parli dei rapporti sociali. Brevemente, per me la letteratura, seppur all’inizio era una forma di evasione, adesso è soprattutto ricerca di verità e occasione per acquistare consapevolezza.

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  7. Beh, io sono un “grande” lettore, nell’accezione che ha a che fare con la media numerica, da quand’ero ragazzo, e divoravo l’opera omnia di Salgari, o di Steinbeck poco più tardi, per dire (andavo per “infatuazioni”, e talvolta ancora accade), rasentando la affezione di da disturbo ossessivo-compulsivo, in effetti, mi sa… tuttavia, pur mantenendo da allora la media, con gli anni la continuità vorace, quella che ti impone di aprire un nuovo libro alla chiusura dell’ultimo, è venuta meno: capita che legga 5 libri in una settimana per poi non aprirne uno la successiva, per cui no, non credo di “soffrire” più di quel terribile morbo… ;-). A parziale discolpa, per mitigare la gravità della mia situazione, vorrei però segnalare che la mia principale passione essendo la musica, da ascoltatore e da musico (cosa che, oltre che procurare piacere, notoriamente costa tempo), come lettore me la cavo comunque discretamente ;-).

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    1. Ah le infatuazioni letterarie: da ragazzina ho fatto “indigestione” di Sherlock Holmes e Agatha Christie. Credo che l’importante sia leggere cose belle, sempre, quando se ne ha voglia. Comunque complimenti per la tua “guarigione” ;). P.S. Per curiosità, cosa suoni di bello?

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      1. Sì, Miss Marple, Poirot, Holmes.. anch’io ne ho macinati parecchi, è da allora che ho un debole per la “narrativa gialla” e dintorni ;-). Niente di “aristocratico” (si fa per dire): suono il basso e la chitarra acustica da sempre, ho studi jazz alle spalle, ma sono ascoltatore onnivoro e da musicista non mi nego nulla, dal jazz al rock, dalla bossa alla “musica leggera” al funk, e così via. Ecco, frequento invece la “classica” solo da ascoltatore, questo sì.

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  8. E’ difficile da spiegare, forse perché sono in questo mondo da relativamente poco.
    Ho scoperto la lettura “tardi” e mi sono appassionata veramente solo tre anni fa, aiutata anche dalla persona che amo.
    La lettura mi ha cambiata, in meglio sicuramente. Sono sicura che ora penso meglio e mi esprimo anche in modo più consono a seconda della situazione. L’unico “problema” sono i soldi che ora mancano sempre a causa dei continui acquisti!
    In ogni caso è sempre un piacere scambiare qualche parola con altri booklover. Qual è il tuo “libro preferito”? Mi accontento anche di quello della settimana, visto che sceglierne uno sopra a tutti è quasi impossibile.

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    1. Sono contenta che tu abbia “scoperto” questa passione (presto o tardi non conta, l’importante è farsi contagiare dalla lettura, meglio ancora se c’è l’amore di mezzo). Per ovviare al problema dei soldi, passo parecchio tempo tra gli scaffali della biblioteca (tra un po’ più dei bibliotecari stessi 😉 ). La domanda sul “libro preferito” mi manda sempre in crisi, così ripiego sempre su Amleto perché Shakespeare è uno dei miei autori preferiti. Quanto al libro della settimana: “Vergogna” di Coetzee. Buone letture!

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