La chimica, questa sconosciuta. La mia formazione scientifica non mi è mai appartenuta davvero ed è stata presto dimenticata: era una chimera, l’illusione di poter seguire un retaggio, di inoltrarmi su una strada già tracciata. Temevo di non poter apprezzare appieno Il sistema periodico di Primo Levi (Einaudi, 1994), così ho continuato a rimandare questa lettura. Solo ora mi rendo conto che non c’è bisogno di nessuna conoscenza particolare per capire questi 21 racconti: gli elementi sono intorno a noi, fanno parte della nostra esperienza di esseri umani.
Racconti, ho detto, però questa non è una normale antologia: tutte le storie sono strettamente collegate tra loro, come i capitoli di un libro, e possono venire combinate per dare vita a una parziale biografia di Primo Levi. Ogni capitolo-racconto è incentrato su un elemento della tavola periodica che, da materiale inerte, si trasforma in materia viva e pulsante: dietro le caselle di Mendeleev si nascondono volti cari, aneddoti e pagine di diario.
Lo scrittore si era prefissato un obiettivo ambizioso, quello di raccontare ai suoi lettori il mestiere del chimico:
(…) andavo in cerca di eventi, miei e d’altri, che volevo schierare in mostra in un libro, per vedere se mi riusciva di convogliare ai profani il sapore forte e amaro del nostro mestiere, che poi è un caso particolare, una versione più strenua, del mestiere di vivere. (…)
A me interessavano (…) le storie della chimica solitaria, inerme e appiedata, a misura d’uomo, che con poche eccezioni è stata la mia: ma è anche la chimica dei fondatori, che non lavoravano in equipe ma soli, in mezzo all’indifferenza del loro tempo, per lo più senza guadagno, e affrontavano la materia senza aiuti, col cervello e con le mani, con la ragione e la fantasia.
Levi ha affrontato in questo modo sia la materia sia la scrittura: i suoi due mestieri sono un riflesso della tendenza alla speculazione che ha ereditato dai suoi avi (Argon). Lo scrittore ha continuato a indagare la realtà, a scomporla e a ricomporla sia in laboratorio sia davanti a una pagina bianca. Il mestiere di vivere per lui era saldamente legato alla necessità di porsi delle domande, di capire tutto senza mai accettare facili compromessi e nozioni predigerite (Idrogeno):
“Capirò anche questo, capirò tutto, ma non come loro vogliono. Troverò una scorciatoia, mi farò grimaldello, forzerò le porte”. (…)
Saremmo stati chimici, Enrico ed io. Avremmo dragato il ventre del mistero con le nostre forze, col nostro ingegno: avremmo stretto Proteo alla gola, avremmo troncato le sue metamorfosi inconcludenti, da Platone ad Agostino, da Agostino a Tommaso, da Tommaso a Hegel, da Hegel a Croce. Lo avremmo costretto a parlare.
Levi ha iniziato a dragare il ventre del mistero nei laboratori nell’Istituto Chimico di Torino: un palazzo caratterizzato da misteriosi minareti che riportano alla mente le radici più occulte della chimica, il suo legame con gli antri degli alchimisti. Qui Levi ha imparato le basi del suo mestiere di indagatore della materia. Il talento non gli mancava di certo, ma sul suo avvenire di ricercatore gravava una nube nera, tossica, quella del fascismo.
Levi era destinato a scontrarsi con il regime, non solo perché era un ebreo, ma anche perché era un libero pensatore (Zinco). Lui non poteva accettare leggi assurde imposte dall’alto, non poteva credere nella “purezza della razza”:
Perché la ruota giri, perché la vita viva, ci vogliono le impurezze, e le impurezze delle impurezze: anche nel terreno, com’è noto, se ha da essere fertile. Ci vuole il dissenso, il diverso, il grano di sale e di senape: il fascismo non li vuole, li vieta, e per questo tu non sei fascista; vuole tutti uguali e tu non sei uguale.
Gli uomini non sono tutti uguali, così come gli elementi. In queste pagine fanno capolino elementi “dissidenti” e resistenti, ragazzi duri e puri come Sandro Delmastro (Ferro) e uomini di buona volontà come Alberto, che è stato capace di rimanere miracolosamente libero anche nell’inferno del Lager (Cerio). Individui che si vanno a contrapporre agli uomini “grigi” come Müller (Vanadio), troppo disposti a chiudere un occhio pur di preservare la propria tranquillità d’animo.
No, non c’è bisogno di una particolare formazione scientifica per poter apprezzare le storie raccolte ne Il sistema periodico: persino il lettore più profano (come me) può entrare nel laboratorio di Primo Levi e imparare da lui qualche lezione sul mestiere di chimico e, soprattutto, sul mestiere di vivere.
Per approfondire:
Il sistema periodico – Libri in provetta (il video che ho inserito nell’articolo è il primo della serie)
Il sistema periodico – Centro Internazionale di Studi Primo Levi
Il “dentro la lettura” di Interno Storie ovvero di cosa parlano questi racconti
…sul mestiere di vivere ….e del saper raccontare, aggiungo.
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Stupendo! ❤️
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Bellissimo post!!! Sai della mia formazione scientifica oramai mi rimane ben poco e anch’io ho sempre ragionato come te. Proverò con questo libro. Grazie ❤️❤️❤️
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Allora non sono la sola… Grazie a te e buone letture <3!
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Assolutamente no! 😘
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Intrigante davvero. Lo leggerò.
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È un “classico” da recuperare ;). Buone letture!
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Bellissima recensione! Lo aggiungerò di sicuro alla mia wishlist! 😀😅
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Grazie mille! Merita sicuramente: spero in tua futura recensione ;). Buone letture!
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Interessante!
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Il caso vuole che in questo periodo stia leggendo “Se questo è un uomo” di Levi (non l’ho mai letto a scuola e sto cercando di recuperare adesso). Mi segno certamente anche questo titolo, le tue analisi fanno sempre venire voglia d’interessarsi ai libri che proponi 🙂
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Grazie. Secondo me sarebbe perfetto leggerlo “in abbinata” a “Se questo è un uomo”. Buone letture!
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Bellissimo, io ho sempre adorato la chimica, ora voglio leggere questo libro…😍
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Allora è il libro perfetto per te ;). Buone letture!
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Bellissimo post! Grazie per avere parlato di uno di quei libri che hanno un posto nel mio olimpo libresco!
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Grazie Pina :). Il tuo olimpo libresco (mi baso sugli “imprescindibili” riportati nel tuo blog) è decisamente ben “popolato” ;).
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lodevole la tua segnalazione, il libro merita assolutamente.
ml
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Grazie.
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Credo che molte ” cose” sono influenzate, spinte e sorrette da fenomeni chimici, amore, l’attrazione verso qualcosa anziché un altra, una sorta di magia sottile potente ed universale..
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