Dal film… al libro: 10 esempi

dal film al libro

Quando si parla di lettori e di film viene subito in mente un dramma: quello dei romanzi che, una volta trasportati sul grande schermo, diventano irriconoscibili. I personaggi sono vittima di strane metamorfosi, le trame subiscono amputazioni o vengono annacquate… Il catalogo delle atrocità è lungo e variegato. Ne ho viste di brutte (La solitudine dei numeri primi, in primis). Oggi non voglio parlarvi di questa tragedia, anzi voglio proprio ribaltare la situazione, raccontandovi le rare occasioni in cui mi sono trovata dall’altra parte della barricata: sono partita dalla pellicola per approdare all’inchiostro.
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Senza Indizio: Sherlock Holmes e John Watson come non li avete mai visti

Sherlock Holmes è un idiota, un inetto, un donnaiolo impenitente. Potreste mai crederci? In Senza Indizio (Without a Clue, gioco di parole tra essere privi di indizi per la risoluzione di un caso e essere stolti) Thom Eberhardt e Peter Benchley stravolgono la storia del più famoso detective d’Oltremanica. Abbiamo visto Sherlock, un personaggio sempre affascinante, in mille e più incarnazioni, dall’investiga-topo al diabolico maggiordomo di Black Butler, ma mai nei panni di un attore, di un imbroglione.
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Di cadute e sogni a occhi aperti: Sucker Punch e The Fall

La realtà è una prigione. La tua mente può liberarti. (Sucker Punch)

Pensavo che avrei cambiato canale da un momento all’altro, che mi sarei annoiata nel giro di qualche minuto. Invece ho visto Sucker Punch sino alla fine e mi sono persino un po’ emozionata. Certo, sono dovuta passare sopra scene che sembravano scopiazzate da un videogioco di infima categoria, ho dovuto ignorare le mise a dir poco imbarazzanti delle protagoniste (va beh, anche Sailor Moon andava in giro a combattere il male vestita da marinaretta… deve essere una mania) e un regista che voleva esibire a tutti i costi i muscoli, la sua tecnica. Però, il messaggio centrale, l’idea di poter evadere da una situazione disperata grazie all’immaginazione, mi ha colpita e mi ha riportato alla mente anche un altro film, The Fall.
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Lo chiamavano Jeeg Robot

Prendete un ladruncolo qualsiasi, un uomo che vive di espedienti, cinico e solo, e un fiume sul cui fondo giacciono abbandonati dei barili contenenti misteriosa sostanza radioattiva. Un accanito lettore di fumetti si aspetterebbe che, da un momento all’altro, entrasse in scena un tizio vestito da pipistrello e che il rapinatore, dopo uno sfortunato tuffo, riemergesse dalla acque trasformato in un cattivo da fumetto. Invece no, perché Lo chiamavano Jeeg Robot gioca con le aspettative dello spettatore e rovescia un cliché: il balzo nelle sostanze tossiche c’è, al termine di una rocambolesca fuga; ma non entra in scena nessun supereroe perché spetterà al criminale assumere quel ruolo.
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